Oggi vorrei ospitare un’iniziativa che parte da una pagina facebook: è il Comitato Contro il Lavoro Gratis ed è un’idea di Francesco, mio compagno di Liceo. Francesco era il capoclasse, quello che animava le riunioni e scriveva alla lavagna durante la ricreazione. Il 7 marzo del 1999 scrisse “Stanley Kubrick è morto, tutti a casa a compiangerlo!“, leggeva i diari della motocicletta Francesco, e sfoggiava magliette da “teen rivoluzionario“. Era quello che cantava Guccini ai concerti di fine anno della Scuola e faceva innamorare le ragazze. Era la sana disobbedienza. L’ironia, la provocazione. Era il “no”.
Ieri sono tornata a quegli anni e oggi penso: forse che dovremmo tornare tutti lì per un momento? a quando sapevamo dire “no”? a quando eravamo integri e c’erano ancora i sogni e le speranze e l’idea che ci sarebbe stato qualcuno a proteggerci là fuori, oltre alla cultura che ci veniva impartita come antidoto. E invece adesso non ci aiuta, anzi, è come se fosse difficile da gestire.
Al di là di questo, credo che la tesi di fondo della sua pagina sia importante. Pubblico la sua “presentazione”. Potrebbe essere un buon inizio per una nuova “aggregazione”, per dire cosa succede, per raccontare cosa ci viene detto e proposto, per confrontarci.
“…In Italia il mercato del lavoro è rovinato dalla miriade di “stagisti” neolaureati o anche vetusti laureati che accettano di lavorare senza essere pagati. Accettare uno stage o un lavoro non retribuito, crea i presupposti perché sempre più persone siano obbligate ad accettare condizioni di sfruttamento per poter entrare nel mondo del lavoro ed essere parte attiva nella società. Spesso lo stage o il lavoro non retribuito è accettato dopo la formazione universitaria per imparare un “mestiere”. Ebbene: spesso gli stagisti svolgono mansioni per cui sono già formati e portano un contributo produttivo alle imprese. Inoltre, siccome è possibile accettare uno stage non retribuito solo se si ha alle spalle una famiglia benestante, accettare un lavoro non retribuito crea i presupposti per l’esclusione da alcuni lavori di responsabilità di tutti quelli che, alle spalle, non hanno una famiglia benestante. E’ necessario riprendere coscienza che in Italia esistono molte condizioni di sfruttamento e i giovani italiani attraverso i loro stage non retribuiti stanno contribuendo a rafforzare chi è già economicamente forte. Vorrei chiederti dunque di non accettare un lavoro a titolo gratuito. Invece di fare uno stage gratis, mettiti da solo o insieme a degli amici e lavora per un’ attività a basso budget, inventati qualcosa da fare… quello che ti passa per la testa… e se non vuoi farlo piuttosto fai altro, vai al mare, leggiti un bel libro, vai a farti una passeggiata o trovati con gli amici, dipingi, scrivi canzoni, vai a trovare la nonna, la zia… inventati qualcosa da fare…ma non andare a lavorare gratis… in questo modo obbligherai molti altri a farlo, per poter essere in qualche modo accettati dal mercato del lavoro… e poi chi ti fa lavorare gratis diventerà sempre più potente e ti tratterà sempre peggio e tu forse non avrai le risorse per ribellarti…prima che sia troppo tardi non andare a lavorare gratis… non sottovalutarti, tu vali molto…butti via la tua gioventù e le tue energie per arricchire gatti e volpi…ma ti rendi conto? … ma dai… dai… svegliati!..tu vali di più di un lavoretto gratis…vedrai che ti cercheranno e se non lo faranno verrà a te qualche idea!”
CCLG (Comitato contro il lavoro gratis ).
Microclisma: Chi accetta un lavoro gratis non mortifica solo se stesso e il suo lavoro, mortifica anche (e soprattutto) il lavoro degli altri.
Ha ragione, Francesco. Anche se il problema non si ferma purtroppo allo stage. Anzi, io lo stage gratis lo faccio pure. Sei mesi in un’azienda a imparare a lavorare. Perché no? Poi però l’azienda mi assume e mi paga. Altrimenti perché dovrebbe investire del tempo per formare un giovane?
Invece, dopo lo stage arriva il prolungamento dello stage. E dopo il prolungamento arriva un contratto a progetto dove devi lavorare 10 ore al giorno senza ferie né malattia e spesso anche senza retribuzione. QUESTO è il problema.
Cara Benedetta, se nessuno fosse disposto a passare neanche mezzo minuto in un azienda senza essere retribuito sono sicuro che le aziende si assumerebbero l’onere di formare i propri lavoratori. Il fatto che ci sia chi è disposto a offrire il proprio tempo senza chiedere un compenso diminuisce il potere contrattuale di tutti i lavoratori.
Francesco ha ragionissima… Difficile sicuramente, ma non impossibile. Parlavo di ciò proprio oggi con mia madre. Sono laureata e faccio la baby-sitter, mentre ufficialmente per lo stato non faccio un piffero… ma per scelta mia!! Lavorare a gratis o sottopagata, quando sono consapevole che il mio tempo e l’impegno che metto nelle cose che faccio vale molto di più di quanto venga stimato da chi di dovere? No, grazie, e non è presunzione!! Ho la fortuna di avere i miei che mi passano dei soldini ogni mese, ma non mi sento sicuramente nella classe dei privilegiati per questo, poichè da un po’ non vado più in vacanza, esco molto meno, faccio shopping molto meno… Ma essere padrona del mio tempo da spazio ad una serenità d’animo che un tempo non avevo e alla sera vado a dormire felice di non essere schiava di nessuno!!